Il corvo imperiale (Corvus corax ) è un uccello passeriforme appartenente alla famiglia Corvidae, diffuso in Eurasia, Nordafrica e America Settentrionale. Assieme al congenere Corvus crassirostris è il più grande rappresentante della propria famiglia, nonché uno fra i massimi esponenti dell'ordine dei passeriformi.
La sua innata cautela lo porta infatti ad eleggere a propria dimora
luoghi selvaggi e relativamente difficili da raggiungere, come aree
rocciose e foreste, anche se qualora non venga disturbato dall'uomo può
frequentare anche ambienti antropizzati, risultando in alcuni casi
addirittura nocivo. Se preso in tenera età, il corvo imperiale può
essere addomesticato facilmente e dà prova di grande intelligenza,
affezionandosi ai propri padroni ed imparando ad imitare la voce umana
ed addirittura a risolvere problemi elementari.
Pur essendo un parente abbastanza stretto dei comuni passeri e canarini, si può dire che il corvo imperiale sostituisca gli avvoltoi nell'emisfero boreale.
Rispetto a questi ultimi, tuttavia, la sua dieta risulta assai più
varia, in quanto esso si nutre praticamente di tutto ciò che è in grado
di inghiottire dopo averlo spezzettato col forte becco.
Tassonomia
Il corvo imperiale è uno dei pochi animali il cui nome scientifico è rimasto immutato sin dalla prima classificazione effettuata da Linneo, la quale è stata più volte soggetta a revisione nel corso degli anni: esso rappresenta inoltre la specie tipo del genere Corvus. Il nome scientifico del genere deriva dalla parola latina corvus, per l'appunto "corvo", mentre il nome della specie deriva dal greco antico κόραξ korax, col medesimo significato.
Un areale così vasto come quello occupato da questa specie, per di
più comprendente un gran numero di isole ed ambienti ecologicamente
dissimili, ha determinato una certa differenziazione delle varie
popolazioni locali rispetto al ceppo originario. Questa
differenziazione, anche notevole in alcuni casi, ha portato gli studiosi
a suddividere la specie in numerosissime sottospecie principalmente in base a criteri morfologici, come ad esempio le dimensioni totali o la conformazione del becco:
In seguito a varie revisioni tassonomiche, basate su criteri
genetici, numerose sottospecie sono state soppresse ed accorpate fra
loro, in quanto considerabili piuttosto come varianti regionali di un
unico tipo fondamentale. Attualmente, vengono riconosciute dalla maggior
parte degli autori undici sottospecie di corvo imperiale:
- C. c. canariensis Hartert & Kleinschmidt, O., 1901 - Spagna (Isole Canarie)
- C. c. clarionensis Rothschild & Hartert, 1902 - USA sud-occidentali e Messico nord-occidentale
- C. c. corax Linnaeus, 1758 - Dall'Europa nord-occidentale a quella centrale, fino alla Siberia - Becco corto e tozzo, piuttosto arcuato.
- C. c. hispanus Hartert & Kleinschmidt, O., 1901 - Penisola iberica, Italia e isole del Mediterraneo
- C. c. kamtschaticus Dybowski, 1883 - Mongolia occidentale, Siberia orientale, Cina nord-orientale, Giappone settentrionale e isole circostanti - Taglia maggiore e becco più grosso e forte rispetto alla sottospecie nominale.
- C. c. laurencei Hume, 1873 - Da Grecia, Cipro e Turchia fino alla Cina occidentale e all'India settentrionale
- C. c. principalis Ridgway, 1887 - Alaska, Canada (eccetto il sud-ovest), Groenlandia, USA orientali e settentrionali - Corporatura massiccia e grosso becco, piumaggio assai lucente e barbe golari ben sviluppate.
- C. c. sinuatus Wagler, 1829 - Canada sud-occidentale, USA centro-occidentali, Messico e Nicaragua - Di piccole dimensioni e dal becco piccolo e relativamente sottile.
- C. c. tibetanus Hodgson, 1849 - Asia centrale - È la sottospecie di maggiori dimensioni: presenta inoltre piumaggio assai lucente, con sfumature grigiastre alla base del collo, e barbe golari molto pronunciate, anche se il becco non è così grande in proporzione al corpo come nella sottospecie principalis.
- C. c. tingitanus Irby, 1874 - Nordafrica - È la sottospecie di minori dimensioni, con barbe golari appena accennate e piumaggio dall'aspetto unto, con sfumature brune su testa e corpo che divengono più evidenti in età avanzata. Il becco è corto ma robusto, con margine superiore arcuato.
- C. c. varius Brünnich, 1764 - Islanda e Danimarca (Isole Fær Øer) - Di taglia maggiore rispetto alla sottospecie nominale, ma minore rispetto alla sottospecie principalis, presenta piumaggio meno lucente rispetto a queste ultime ed un caratteristico anello di piume biancastre attorno alla base del becco. Diffusa in Islanda, mentre nelle isole Faroer era diffusa una variante geografica di questo animale, il corvo pezzato, attualmente estinta.
Recenti studi effettuati sul DNA mitocondriale di varie popolazioni di questi animali hanno portato gli studiosi a suddividere la specie in due cladi:
- un clade cosiddetto californiano, comprendente la sottospecie sinuatus e le popolazioni diffuse nel sud-ovest degli Stati Uniti;
- un clade cosiddetto olartico, comprendente le rimanenti sottospecie.
Le due cladi avrebbero cominciato a differenziarsi circa due milioni di anni fa,
e sebbene i corvi imperiali californiani siano assai somiglianti
morfologicamente agli altri, essi ne sono geneticamente distanti, ed
anzi più vicini filogeneticamente alla specie Corvus cryptoleucus. La popolazione americana di corvo imperiale, invece, è strettamente imparentata con quelle eurasiatiche, a loro volta più vicine ad altre specie (come Corvus albus) rispetto a quanto non lo siano coi corvi californiani.
Per spiegare questa inaspettata distanza genetica è stato ipotizzato
che i corvi imperiali della clade californiana giunsero in America
all'incirca due milioni di anni fa, rimanendo poi isolati dalle
popolazioni eurasiatiche a causa dell'era glaciale: circa un milione di anni dopo, da questa popolazione californiana si distaccò la specie C. cryptoleucus, mentre ancora più in là una nuova ondata migratoria proveniente dall'Asia portò in America dei nuovi corvi eurasiatici, dai quali ebbe origine la sottospecie principalis.
Ulteriori studi effettuati sul DNA mitocondriale hanno dimostrato che anche i corvi imperiali della sottospecie tingitanus
presentano differenze genetiche piuttosto significative rispetto al
resto delle popolazioni olartiche, con le quali fra l'altro si
incrociano solo assai raramente e con difficoltà.
Il risultato di tali studi ha portato alcuni studiosi a supporre che il taxon Corvus corax sia in realtà parafiletico. Una soluzione tassonomica per questo problema sarebbe quella di elevare la sottospecie sinuatus al rango di specie a sé stante (Corvus sinuatus), intermedia fra il corvo imperiale propriamente detto ed il corvo messicano C. cryptoleucus: altri studiosi opterebbero invece per l'unificazione della sottospecie sinuatus con la specie C. cryptoleucus
a formare un unico complesso, tuttavia per poter effettuare
un'operazione del genere senza tema di smentita occorrono ulteriori
studi sul flusso genico e sul genoma delle due specie.
Risulta degno di nota il fatto che anche in Africa potrebbe essere accaduto un processo analogo a quello che avrebbe portato alla differenziazione della sottospecie (o specie) sinuatus ed in seguito alla specie C. cryptoleucus: infatti, oltre alla sottospecie tingitanus, anche il corvo dal collo rosso (Corvus ruficollis) ed il corvo somalo (Corvus edithae) potrebbero essere visti come popolazioni del complesso-specie C. corax,
evolutesi e differenziatesi per far fronte alle diverse condizioni
climatiche in parallelo a quanto riscontrabile nelle popolazioni
californiane di corvo imperiale. Ciò indicherebbe una spiccata tendenza
delle popolazioni ancestrali di corvo imperiale a colonizzare habitat differenti da quello originario (principalmente più caldi e secchi), dando origine in questi nuovi territori a fenomeni di radiazione adattativa.
Distribuzione
Il corvo imperiale occupa l'areale naturale più vasto fra gli uccelli (oltre 10.000.000 km²): la specie è infatti diffusa in tutta Europa (Isole Canarie, Islanda, Gran Bretagna ed Irlanda comprese, mentre manca quasi del tutto dall'Europa centrale), in Asia centrale e settentrionale (a sud fino all'Iran e all'India settentrionale), in Africa settentrionale, in America Settentrionale e Centrale (ad eccezione degli Stati Uniti sud-orientali) a sud fino al Nicaragua, oltre che in molte isole del Pacifico.
Il corvo imperiale predilige le aree alberate, con presenza nei
dintorni di ampi spazi aperti dove cercare il cibo; lo si trova anche
lungo le aree costiere con presenza di falesie rocciose, dove l'animale si nutre e nidifica.
Come intuibile dall'estesissimo areale occupato dalla specie, tuttavia,
si tratta di un animale assai adattabile: lo si trova anche nelle aree
ghiacciate del Circolo Polare Artico, nelle aree aride e semidesertiche del Nordafrica, fino alle cime dell'Himalaya, dove sono stati osservati esemplari di questa specie a 6.350 m di altezza sul Monte Everest. Si può dire che l'unico habitat che il corvo imperiale eviti sia la foresta pluviale.
In Italia, il corvo imperiale risulta piuttosto raro, tanto da comparire fra le specie inserite nel Libro Rosso degli Animali d'Italia:
sull'intero territorio nazionale ne è infatti censita una popolazione
totale inferiore alle 15.000 unità, con un numero di coppie nidificanti
compreso fra le 3.000 e le 6.000, concentrate lungo l'arco alpino, in Sardegna, nel Gargano e lungo l'Appennino Meridionale, ma presenti grossomodo in tutte le aree rocciose del Paese.
Descrizione
Dimensioni
Il corvo imperiale è uno dei più grandi Passeriformi viventi: pur non essendo il rappresentante di maggiori dimensioni in assoluto dell'ordine (viene infatti superato dagli uccelli lira e dal congenere Corvus crassirostris,
il quale, sebbene abbia dimensioni medie leggermente maggiori, risulti
più piccolo di alcuni esemplari di corvo imperiale particolarmente
grandi), raggiunge comunque dimensioni ragguardevoli, che spaziano fra i
56 ed i 69 cm di lunghezza, per un'apertura alare che può sfiorare il
metro e trenta.
Per quanto riguarda il peso, il corvo imperiale si contende ancora una volta col congenere C. crassirostris
il primato di passeriforme più pesante, raggiungendo i 1.600 g negli
esemplari più imponenti. Il peso medio di questa specie, tuttavia, si
attesta attorno al chilogrammo.
Le sottospecie meridionali, diffuse in aree più calde, sono
generalmente più piccole e slanciate rispetto a quelle diffuse in
ambienti più freddi. Inoltre le femmine, a parità d'età, tendono ad essere leggermente più piccole dei maschi.
Aspetto
Il corvo imperiale presenta corpo robusto con zampe piuttosto lunghe e
dotate di forti artigli ricurvi. La coda è squadrata, ma nella sua
parte distale assume una caratteristica forma a cuneo, utile per
identificare la specie: le ali sono digitate e piuttosto larghe.
La testa è il carattere morfologico che maggiormente distingue questa specie dalle altre della famiglia dei Corvidi:
essa si presenta infatti allungata, con occhi di colore bruno scuro ed
un forte becco. Quest'ultimo è piuttosto lungo e leggermente incurvato
sul margine superiore, con un abbozzo di uncino in punta: il becco
appare però più corto a causa delle piume setolose che ne ricoprono la
parte prossimale, oltrepassando il margine di attacco del becco ed
andando a formare un anello alla sua base, estendendosi fin quasi al
mento sulla mandibola.
Un corvo imperiale con le barbe golari ben erette.
Il piumaggio, folto e serrato, è completamente nero, lucido e con
riflessi metallici di colore blu-acciaio che appaiono qualora lo si
osservi alla luce del sole: a seconda della sottospecie, possono o meno
essere presenti sfumature brune su petto e collo, oppure piume
biancastre disposte ad anello attorno alla base del becco. Sulla gola,
in corrispondenza del gozzo, sono presenti delle particolari piume
lanceolate ed erettili, dette barbe, che l'animale utilizza per comunicare il proprio stato d'animo. Le zampe sono nude dal tarso
in giù, dove si presentano ruvide al tatto e ricoperte sulla loro parte
anteriore da un'unica fila di scaglie rettangolari: come anche tutte le
altre parti nude del corpo sono nerastre, talvolta con sfumature di
colore carnicino in prossimità dell'attaccatura delle unghie. Queste
ultime sono forti ed a forma di uncino, anch'esse di colore nero lucido.
Le dita sono quattro, tre rivolte in avanti ed una rivolta
all'indietro, assicurando all'animale una salda presa sugli appigli ed
un buon equilibrio al suolo. L'interno della bocca è di colore rosato o
rosso vivo, con lingua appuntita e ruvida di colore rossiccio.
Biologia
I corvi imperiali conducono solitamente vita solitaria od in coppie:
essi occupano territori che hanno un'estensione che va dai 5 ai 40 km² a
seconda delle risorse presenti nella zona.
Gli individui giovani tendono invece a formare gruppetti di varia
entità, mentre gli adulti non ancora accoppiati possono riunirsi in
dormitori comuni: più coppie possono infine formare dei gruppi anche
piuttosto duraturi in aree dove il cibo è abbondante.
Il comportamento del corvo imperiale, nonostante la maestosità e la
forza dell'animale, è assai cauto e prudente: prima di scendere al
suolo, esso è solito volteggiare lungamente alla ricerca del minimo
segno di pericolo presente sul terreno. Soprattutto durante il periodo
riproduttivo, però, tale prudenza viene quasi del tutto abbandonata e le
coppie di corvi imperiali difendono accanitamente il proprio
territorio, inseguendo gli intrusi per chilometri e dando luogo anche a
spettacolari combattimenti aerei.
Il volo del corvo imperiale si differenzia nettamente da quello degli
altri Corvidi, essendo paragonabile per sveltezza ed agilità a quello
dei Rapaci:
l'animale è solito descrivere ampi cerchi nel cielo per osservare il
territorio alla ricerca di cibo, salvo poi fiondarsi al suolo e
riprendere repentinamente quota. Al suolo, invece, i corvi imperiali
camminano impettiti e dondolando il capo, in maniera simile ai piccioni:
quando si appollaiano sugli alberi, invece, possono disporsi sia
tenendo il corpo in orizzontale che quasi in verticale, mantenendo in
quest'ultimo caso un caratteristico aspetto ingobbito. Quando l'animale
non vola, le ali vengono sempre tenute piuttosto distanti dal corpo.
Il corvo imperiale è un animale tendenzialmente stanziale: gli
individui giovani possono compiere spostamenti di una certa entità
(200 km ed oltre) alla ricerca di nuovi ambienti dove stabilire il
proprio territorio,
mentre le popolazioni residenti nelle aree meno ospitali dell'areale di
questa specie possono compiere piccole migrazioni stagionali in caso di
stagioni particolarmente inclementi dal punto di vista climatico, come
estati particolarmente torride od inverni particolarmente rigidi.
I corvi imperiali comunicano fra loro mediante una vasta e complessa
gamma di suoni: finora le vocalizzazioni di questi animali sono state
classificate in una serie di categorie che varia a seconda dei pareri da
15 a 34, la maggior parte delle quali ha la funzione di comunicare coi
conspecifici.
Oltre ai suoni effettivamente prodotti con emissione di aria, i corvi
imperiali comunicano anche sbattendo rumorosamente le ali od il becco,
azione quest'ultima maggiormente osservata nelle femmine rispetto ai
maschi. La postura del corpo è invece indicativa di sottomissione
(quando orizzontale) o dominanza (quando verticale) nei confronti di
altri esemplari, oppure di richieste di grooming nei confronti del coniuge.
I corvi imperiali sono inoltre eccellenti imitatori: essi sono
infatti in grado di imitare quasi alla perfezione svariati suoni, come
versi di altri animali, rumori di attrezzi od anche la voce dell'uomo,
imparando intere frasi anche dopo averle ascoltate una sola volta.
Qualora i due componenti di una coppia vengano separati, o per qualche
motivo uno dei due non riesca a trovare l'altro, essi cominciano a
riprodurre i richiami del consorte disperso per incoraggiarne il ritorno.
Ben nota è l'abitudine di questi animali, comune del resto a tutti i corvidi,
di impossessarsi di oggetti luccicanti (come pezzi di vetro e metallo)
per poi nasconderli o portarli al proprio nido, probabilmente allo scopo
di utilizzarli per impressionare i conspecifici.
Alimentazione
I corvi imperiali sono animali onnivori
ed assai opportunisti: la loro dieta comprende tutto ciò che di
commestibile l'animale riesce a trovare, pertanto può variare anche in
maniera piuttosto marcata a seconda della latitudine, della stagione e
della disponibilità locale di cibo. Ad esempio, i corvi residenti nella tundra dell'Alaska sono principalmente carnivori che predano attivamente le arvicole locali oppure si nutrono delle carcasse di caribù e pernice bianca, mentre in altre zone essi possono comportarsi prevalentemente da spazzini, nutrendosi di carcasse e delle larve d'insetti ad esse associate.
Qualora possibile, la dieta del corvo imperiale è composta anche da una
certa quantità di materiale di origine vegetale, come frutti, bacche e
granaglie. Per individuare il cibo, il corvo imperiale si serve principalmente della vista e solo in secondo luogo degli altri sensi.
Il corvo imperiale è una delle poche specie di corvidi che preda
attivamente altri animali, non comportandosi quindi solo da semplice
spazzino: oltre ad insetti ed altri invertebrati, esso si nutre infatti anche di anfibi, rettili, piccoli mammiferi, uccelli (anche di dimensioni paragonabili alle sue) e delle loro uova. In caso di necessità, esso non disdegna di rovistare nelle feci alla ricerca di insetti coprofagi
e porzioni non digerite di cibo mentre nelle aree scarsamente
antropizzate od in quelle dove non viene perseguitato esso frequenta le
discariche, dove trova cibo a volontà e spesso si stabilisce in via
definitiva, addirittura nidificandovi.
Per procacciarsi il cibo, i corvi imperiali hanno adottato tutta una
serie di strategie, alcune delle quali anche molto ingegnose: durante
l'inverno, quando il cibo scarseggia, essi sono soliti seguire gli
animali carnivori, allo scopo di nutrirsi dei resti delle loro prede. Gli alimenti particolarmente coriacei, come gasteropodi e bivalvi
dal duro guscio, vengono portati a grandi altezze, per poi essere
lasciati cadere al suolo, dove si frantumano, dando modo all'animale di
cibarsi delle parti molli uscite allo scoperto. I corvi sono inoltre assidui frequentatori delle colonie nidificanti di urie, cormorani e gabbiani,
dove depredano i nidi lasciati incustoditi: in caso non trovino nessun
nido del genere, essi infastidiscono gli uccelli al fine di farsi
inseguire, così da poterli seminare in volo ed accedere alle uova o ai
nidiacei rimasti soli.
Il corvo imperiale è solito immagazzinare il cibo in surplus
(in particolare i cibi ricchi di grassi, ma anche granaglie ed ossa) in
appositi nascondigli, che l'animale ha cura di dislocare in vari luoghi,
sicché, qualora una di queste dispense venga scoperta e depredata (cosa
che succede assai regolarmente fra i corvi), l'animale non rimanga a
bocca asciutta. I corvi, infatti, si osservano a vicenda durante i
banchetti a base di carcasse, in modo tale da poter localizzare le
dispense dei conspecifici e depredarle durante la loro assenza. Per
evitare questi furti gli animali spesso si allontanano anche di molto
dal proprio territorio, al fine di nascondere il proprio bottino al
riparo da occhi indiscreti,
oppure scavano falsi nascondigli, riempendoli con sassi od altro
materiale non commestibile, al fine di depistare gli eventuali ladri. Oltre a derubarsi a vicenda, i corvi imperiali possono saccheggiare le provviste anche ad altre specie, come ad esempio la volpe artica.
Accanto ad atti di opportunismo ai danni del prossimo, il corvo
imperiale mostra anche atti di generosità apparentemente disinteressata:
ad esempio, i giovani (soprattutto quelli più forti, dalla posizione
sociale elevata nell'ambito di un gruppo), una volta individuata
un'abbondante fonte di cibo (come ad esempio una grossa carcassa), sono
soliti emettere forti richiami al fine di attirare i gruppetti di
giovani nelle vicinanze.
Questo comportamento è stato interpretato da alcuni studiosi come
finalizzato alla creazione di una disparità numerica notevole fra i
giovani e gli adulti presenti nei pressi della fonte di cibo, condizione
questa necessaria per permettere ai primi di cibarsi senza essere
scacciati da questi ultimi.
Riproduzione
I corvi imperiali sono animali rigidamente monogami:
le coppie si formano in giovane età e si sciolgono solo con la morte di
uno dei due coniugi, anche se occasionalmente possono essere osservati
episodi di infedeltà, con le femmine che ricevono altri maschi nel nido
mentre i maschi non sono presenti. La scelta del partner
avviene in base alle doti di intelligenza ed abilità nel procacciarsi
il cibo mostrate dall'animale, piuttosto che in base a prove di forza.
Una volta formatasi la coppia, i due componenti si stabiliscono in un
territorio e danno il via alla costruzione del nido: quest'ultimo,
solitamente posto in luoghi poco accessibili (scarpate rocciose, cime di
alberi molto alti, edifici abbandonati da tempo), consiste in una
grossa coppa larga fino a un metro e profonda una trentina di
centimetri, formata da una grossolana impalcatura di rami foderata
all'interno con rametti più sottili, fango e materiale morbido come
pelo, piume e licheni.
La coppia tende ad utilizzare sempre il medesimo nido per allevare la
prole, a meno che non accada qualche evento che ne spinga i componenti
ad abbandonarlo in cerca di altri siti meno accessibili: ogni anno esso
viene rimaneggiato con l'aggiunta di nuovi rametti, sicché i vecchi nidi
raggiungono dimensioni abbastanza imponenti.
A partire da febbraio comincia il periodo riproduttivo, che tuttavia
avrà il suo culmine solo a partire dal mese di marzo (ancora più tardi
in aree particolarmente fredde, mentre in Pakistan la deposizione delle uova avverrebbe addirittura in dicembre).
Le coppie cominciano ad eseguire i caratteristici voli nuziali durante i
quali i due coniugi raggiungono grandi altezze per poi gettarsi
velocemente verso il basso, capovolgendosi durante la picchiata, ed
infine risalire in quota con volo spiralato: durante tutta l'operazione,
ambedue i sessi emettono un verso che suona come k-long k-long.
Al termine di questi voli, appartatisi nei pressi del nido, il maschio
si impone alla femmina in posizione di dominanza, ritto sulle zampe e
col piumaggio arruffato, mentre quest'ultima si pone in posizione
subordinata, tenendo il corpo orizzontale e la testa abbassata: a questo
punto il maschio si inchina spasmodicamente davanti alla consorte,
tenendo le ali pendule ed arruffando le piume del capo, mentre la
membrana nittitante bianca dell'occhio viene alzata ed abbassata. Se la
femmina è ricettiva, allora imita la postura del maschio, tenendo la
coda piegata lateralmente: è a questo punto che ha luogo l'accoppiamento.
Le uova, in numero variabile da tre a sette, vengono deposte a
intervalli di 24-48 ore: esse hanno colorazione verde-bluastra, con
maculature di grigio e di bruno, ed in proporzione alla mole dell'adulto
appaiono straordinariamente piccole. La femmina le cova per le tre
settimane necessarie all'incubazione, durante le quali non si alza mai
dal nido e viene nutrita dal maschio con cibo rigurgitato.
Durante la cova delle uova, i corvi imperiali divengono ancora più
circospetti del solito: prima di avvicinarsi al nido, il maschio si pone
a una certa distanza per accertarsi che non vi siano estranei nei
dintorni, e solo dopo aver scrutato per bene il territorio si azzarda a
raggiungere la consorte. Allo stesso modo, per allontanarsi senza essere
visto, l'animale si muove verticalmente verso il basso, per poi
riprendere quota in un punto lontano dal nido, depistando eventuali
malintenzionati. Qualora tuttavia qualche predatore (come i grossi rapaci, sia diurni che notturni, oppure qualche canide o mustelide)
scopra ugualmente l'ubicazione del nido e tenti di trafugarne le uova
od i nidiacei, spesso viene messo in fuga dall'azione congiunta dei due
genitori infuriati, che possono attaccare direttamente l'intruso a colpi
di becco, oppure bersagliarlo con pietre che lasciano cadere dall'alto. Possono essere aggrediti anche animali predatori che si avvicinino al nido anche solo casualmente.
I nidiacei vengono nutriti con copiose quantità di cibo rigurgitato
dal maschio, e già a partire dal primo mese di vita si avventurano ai
bordi del nido, sebbene solitamente non s'involino prima del compimento
del secondo mese di vita: anche una volta in grado di volare, continuano
a venire nutriti da ambedue i genitori con pezzetti di carne, e se ne
separano solo dopo il sesto mese di vita,. Molti giovani corvi rimangono
con gli adulti fino alla successiva stagione degli amori.
La maturità sessuale viene raggiunta da ambo i sessi attorno ai tre anni d'età, anche se comportamenti accostabili ad atti di corteggiamento
sono osservabili già a partire dal secondo anno di vita, specialmente
nei mesi autunnali ed invernali: raramente però le femmine depongono le
uova prima di aver compiuto i 4 anni.
I giovani corvi imperiali, assai simili agli adulti, anche se di
minori dimensioni e dagli occhi di colore grigio-bluastro anziché bruno,
si riuniscono in gruppetti composti mediamente da una quindicina
d'individui: essi sono estremamente curiosi e mostrano interesse per
qualsiasi novità venga loro proposta (in particolare per gli oggetti
tondi e luccicanti), curiosità che tuttavia perderanno gradualmente con
l'età adulta, al punto di diventare spiccatamente neofobici durante la vecchiaia. I giovani sono inoltre soliti mostrare comportamenti fini a sé stessi, identificabili con il gioco: ad esempio, sono stati osservati dei giovani scivolare sulla neve per puro divertimento, oppure servirsi di volpi o cani affamati come ignari compagni per l'acchiapparella.
Anche in età adulta, i corvi mostrano comportamenti interpretabili come
forme di gioco: un esempio sono i voli acrobatici, che parrebbero non
avere alcun altro scopo se non quello di procurare divertimento
all'animale.
I corvi imperiali sono uccelli piuttosto longevi: mentre in natura
vivono al massimo fino a 15 anni, gli esemplari tenuti in cattività
oltrepassano anche di molto questo limite, superando i 40 anni d'età ed
arrivando in alcuni casi a sfiorare gli 80.
Intelligenza
Fra gli uccelli, i corvi imperiali sono quelli dotati di cervello di maggiori dimensioni in proporzione al corpo: non deve perciò stupire il fatto che essi diano prova di grande intelligenza.
Sono infatti in grado di imparare ciò che gli viene insegnato e
addirittura di elaborare in maniera del tutto autonoma risposte efficaci
per i problemi che vengono loro presentati.
Magistrale in questo senso è il caso di Roa, corvo tenuto per anni dal padre dell'etologia Konrad Loren:
quando lo studioso si avventurava in aree dove l'uccello aveva in
passato subito delle esperienze spiacevoli, esso compiva il rituale
dell'induzione al volo (consistente nel posizionarsi alle spalle
dell'esemplare che si vuole indurre ad alzarsi in volo ed agitare la
coda, per poi volare verso l'alto e controllare che esso abbia
effettivamente spiccato il volo), nel tentativo di farsi seguire lontano
dal luogo in questione. Qualora l'etologo non lo assecondasse, Roa non
esitava a ripetere l'operazione accompagnandola con la ripetizione a
voce spiegata del proprio nome. Il verso che accompagna questa
operazione è invece solitamente un cracracrac profondo e
gutturale, che effettivamente l'animale era solito ripetere per invitare
all'involo i conspecifici: in questo caso però l'uccello, sentendosi
spesso chiamare "Roa" dall'uomo, aveva associato questa parola col verso
di richiamo di quest'ultimo, e pertanto come tale lo utilizzava nei
confronti di Lorenz.
Un esperimento mirato a testare l'abilità dei corvi imperiali nella
risoluzione dei problemi fu la cosiddetta "prova dell'impiccato": ad un
trespolo a forma di "L" rovesciata venne appeso un pezzo di carne legato
all'estremità di una corda e posto ad altezza tale che l'animale non
potesse raggiungerlo né direttamente dal trespolo, né dal terreno, bensì
sarebbe stato costretto (previo ragionamento) ad arrotolare man mano la
corda attorno al trespolo sino a poter raggiungere la carne. Su un
campione di cinque corvi imperiali, ben quattro riuscirono a raggiungere
la carne seguendo questo procedimento.
I corvi possono inoltre spingere animali di altre specie a compiere
lavori vantaggiosi per entrambi gli animali, che il corvo non sarebbe in
grado di svolgere da solo: ad esempio, essi utilizzano i propri
richiami per attrarre lupi e coyote
nei pressi di carcasse di animali morti da poco, in modo tale che
questi aprano la carcassa, rendendo le interiora accessibili ai corvi.
Rapporti con l'uomo
Sebbene in alcune parti del proprio areale sia stato registrato un declino delle popolazioni, dovuto alla perdita dell'habitat naturale e in alcuni casi anche alla persecuzione diretta da parte dell'uomo, il corvo imperiale risulta un animale assai comune nel proprio areale, sebbene piuttosto difficile da avvistare ed osservare, a causa della sua naturale riservatezza: in alcune aree, come ad esempio il deserto del Mojave, la specie ha addirittura prolificato in maniera tale da risultare nociva, poiché danneggia i raccolti nutrendosi di frutti e granaglie, mentre pare abbastanza difficile che i corvi imperiali siano in grado di sopraffare agnelli, capretti e vitelli sani, come lamentato dagli allevatori: probabilmente le supposizioni di attacchi ai giovani animali si basano su osservazioni di corvi imperiali intenti a banchettare con carcasse di animali morti per altre cause oppure poco vitali alla nascita, ai quali perciò essi si sono limitati a dare il colpo di grazia.
Le crescite esplosive della popolazione di corvi sono solitamente
avvenute in zone precedentemente aride nelle quali è avvenuto
l'insediamento dell'uomo, con conseguente realizzazione di pozzi e
discariche, ossia fonti permanenti di cibo ed acqua per i corvi, i quali
si sono moltiplicati (spesso a discapito di altre specie autoctone, da
essi predate).
Per fronteggiare l'eccessivo accrescimento delle popolazioni di corvo
imperiale, i governi locali hanno proceduto spesso con programmi di
abbattimento selettivo od intrappolamento e rilascio in luoghi distanti: in altri Paesi, come la Finlandia,
il problema è stato affrontato ponendo un premio in denaro per ciascun
animale ucciso, pratica questa utilizzata sin dalla metà del XVII secolo e rimasta in uso sino al 1923, quando venne abolita.
Il corvo imperiale nella mitologia
L'abitudine dei corvi imperiali di nutrirsi di carcasse di animali
(ma anche di cadaveri) ha fatto sì che nella maggior parte delle culture
questo animale abbia assunto la funzione mitologica di tramite fra il
mondo terreno e quello spirituale, oppure quella di psicopompo
(traghettatore delle anime verso l'aldilà): a causa del suo piumaggio
nero e del suo verso inquietante, inoltre, per alcune culture il corvo è
stato associato alla morte ed alla sfortuna. Tuttavia, non sempre è
così, anzi vi sono non poche culture nelle quali il corvo imperiale
assume connotati del tutto opposti a quelli attualmente attribuitigli
dalla cultura occidentale.
Ad esempio, il corvo è un animale totemico molto importante per i nativi americani della costa pacifica: in queste culture esso assume il doppio ruolo di demiurgo e di trickster,
in quanto se da una parte esso crea il mondo, dall'altra ruba ogni
giorno il sole, rilasciandolo al mattino successivo. Simili abilità gli
vengono attribuite anche dai popoli dell'Asia nord-orientale: ad esempio, il dio corvo Kutkh viene ritenuto il creatore della penisola della Kamchatka.
Anche gli Eschimesi attribuiscono al corvo il ruolo di creatore dell'uomo, operazione questa eseguita dall'animale a partire da un baccello di pisello.
Nella mitologia cinese, un corvo dorato a tre zampe (金烏/金乌) rappresenta il sole: secondo il folklore, originariamente esistevano dieci di questi animali, che vivevano appollaiati su di un gelso nel mare dell'est, ed ogni giorno uno di essi veniva scelto per viaggiare intorno al mondo su di un carro guidato dalla dea Xihe, considerata la "madre del sole".
Intorno al 2170 a.C., tutti i dieci uccelli del sole partirono per il
viaggio intorno al mondo nello stesso giorno, rischiando così di
incendiare la Terra; l'arciere Houyi li abbatté tutti tranne uno, il quale da quel giorno è costretto a girare costantemente attorno al mondo.
Nella mitologia giapponese Yatagarasu (八咫烏) è un corvo di proprietà della dea del sole Amaterasu, che funge da messaggero fra essa e gli uomini. Yatagarasu compare in numerosi Kojiki (古事記),
in cui si narra, fra l'altro, che abbia combattuto e ucciso una bestia
intenzionata a divorare il sole, e che sia altresì il protettore dell'imperatore Jimmu, avendolo aiutato a fuggire da un bosco circondato da nemici.
Nella Mitologia greca, il corvo, inizialmente di colore bianco candido, venne scelto come uccello simbolo del dio Apollo,
il quale tuttavia lo punì per avergli riferito, anche se in buona fede,
una cattiva notizia, vale a dire il tradimento con il mortale Ischi da parte della sua amante Coronide,
anch'essa mortale: la punizione consistette nell'annerimento istantaneo
del piumaggio del corvo, caratteristica questa che sarebbe stata
trasmessa anche alla progenie.
Probabilmente da questa leggenda è derivata la concezione del corvo
come uccello del malaugurio. Secondo versioni successive del mito il
corvo, infuriato con Apollo ma non in grado di fronteggiarlo, si rifugiò
nell'Oltretomba, dove Ade, il dio dei morti e delle tenebre, lo prese
come sua spia e messaggero.
Anche nella mitologia norrena il corvo aveva un ruolo di spicco: Huginn e Muninn sono i due corvi del dio Odino,
il quale ogni mattina li manda per il mondo ed alla sera li lascia
posare sulle proprie spalle, ascoltando le notizie che essi gli
sussurrano all'orecchio. Ragnarr Loðbrók aveva uno stendardo del corvo detto Reafan, il quale avrebbe fornito l'invincibilità al proprietario finché il suo drappo avrebbe garrito al vento. Anche re Harald III di Norvegia possedeva uno stendardo del genere, detto Landeythan ("guasta-terra"), ed uno stendardo del corvo veniva portato in battaglia anche da re Canuto I d'Inghilterra. Il nome hrafn ("corvo" in lingua norrena) compare spesso nei kenningar
legati allo spargimento di sangue in battaglia, in quanto i corvi eraso
presenze costanti in questi luoghi, così ricchi di cibo (rappresentato
dalle spoglie dei guerrieri) per loro.
In generale, tuttavia, i corvi vengono ritenuti, in virtù delle loro abitudini saprofaghe, strettamente associati alla morte, pertanto in Svezia essi vengono associati alle anime dei morti in maniera violenta, mentre in Germania rappresentano le anime dei dannati.
Nella mitologia irlandese, la divinità Mórrígan si appollaia sulla spalla di Cú Chulainn sotto forma di corvo dopo la sua morte. Nella mitologia gallese il corvo viene associato al dio Bran, il cui nome significa per l'appunto "corvo": proprio il fatto che Bran nelle Triadi Gallesi venga associato alla Torre di Londra potrebbe essere all'origine del mito vittoriano dei corvi in essa residenti. Nella mitologia celtica in generale, invece, il corvo rappresenta, assieme al cinghiale, l'animale simbolo del dio Lug, del quale rappresenta l'ingegno e la tecnica, mentre il cinghiale ne rappresenta la forza e la tenacia.
Nella religione cristiana, il corvo non ha solitamente funzioni negative: fu proprio uno di questi animali a strappare dalle mani di San Benedetto da Norcia il pane avvelenato dagli altri frati dopo che il santo lo ebbe benedetto, portandolo dove nessuno avrebbe potuto mangiarlo.
Inoltre, anche se non viene esplicitato nelle Sacre Scritture, nella
cultura popolare al ladrone che dubita dell'essenza divina di Gesù vengono cavati gli occhi dai corvi.
Nella religione ebraica, invece, oltre ad essere il primo animale ad uscire dall'arca dopo il diluvio universale, il corvo è anche uno dei tre esseri viventi (assieme ad un asino e una giumenta)
che osarono copulare a bordo di essa e pertanto viene punito: il
maschio, per riprodursi, sarebbe costretto a depositare il proprio seme
nella bocca della femmina.
I corvi sono fortemente legati alla cultura britannica: nella Torre di Londra da secoli ne vengono costantemente tenuti sette, accuditi da un raven master
preposto. La leggenda vuole che la monarchia inglese cadrà sotto la
mano di un invasore straniero il giorno in cui tutti e sette i corvi
moriranno o si disperderanno in maniera permanente. La loro presenza nei
pressi della Torre è talmente radicata che, quando l'astronomo di corte John Flamsteed chiese la loro rimozione, il re Carlo II d'Inghilterra fece spostare l'osservatorio reale a Greenwich piuttosto che spostare i corvi, oppure, dopo la morte di tutti i corvi (eccetto uno, chiamato Grip) in seguito ai bombardamenti tedeschi di Londra durante la Seconda guerra mondiale, la torre venne riaperta al pubblico solo dopo che i deceduti vennero rimpiazzati con dei nuovi corvi.
Sebbene sia opinione comune che la presenza dei corvi alla Torre
abbia origini antichissime, in realtà si tratta molto probabilmente di
un'invenzione assai recente: il primo riferimento a questi corvi,
infatti, è un'immagine del 1885 sul periodico The Pictorial World. A partire da questa illustrazione, durante il XIX e XX secolo
si moltiplicheranno le immagini raffiguranti questi animali nei pressi
del cosiddetto "pontile", ossia il luogo dove venivano eseguite le
condanne a morte per decapitazione. Proprio questo particolare lascia supporre che i corvi, in virtù del fatto che si trovino con frequenza associati ai patiboli per fare incetta dei cadaveri, siano stati portati alla Torre dai beefeaters allo scopo preciso di rendere più drammatiche le storie di torture ed esecuzioni. Probabilmente i corvi originali vennero donati alla torre dal Conte di Dunraven,
anche se è altrettanto possibile che essi, un tempo abbondanti nella
capitale inglese (in particolare attorno ai mattatoi ed ai mercati)
possano essersi spostati naturalmente verso la Torre.
I corvi non fuggono né si allontanano dalla Torre di Londra poiché
periodicamente le remiganti primarie di un'ala vengono loro spuntate, in
modo tale da renderli inadatti al volo su medie e lunghe distanze.
Il corvo imperiale nella cultura
Nella Bibbia il corvo compare varie volte, soprattutto nel Vecchio Testamento: nella Genesi il primo animale che Noè fa uscire dall'arca è proprio un corvo, mentre nel libro dei giudici Gedeone sconfigge uno dei re Madianiti il cui nome è Oreb (עורב, "corvo"). Nei libri dei Re si legge che il profeta Elia viene nutrito da dei corvi, i quali, istruiti da Dio, gli portano il cibo.
Nel Corano, il corvo è l'animale che suggerisce a Caino il modo di seppellire il corpo di suo fratello Abele.
Tito Livio racconta che il generale romano Marco Valerio Corvo portava un corvo imbalsamato sul proprio elmo: proprio quest'ultimo salvò la vita al generale durante un combattimento con un Gallo di enorme stazza, staccandosi e volandogli sul volto, distraendolo il tempo necessario per permettere a Corvo di sopraffarlo.
I corvi sono anche gli uccelli maggiormente citati nei lavori di William Shakespeare (basti pensare all'Otello ed al Macbeth), mentre nel Barnaby Rudge di Charles Dickens uno dei protagonisti è il corvo Grip: ma è sicuramente nel libro Il corvo e altre poesie di Edgar Allan Poe che il corvo assume il ruolo di protagonista, in quanto intermediario fra l'umano ed il soprannaturale.
Nel libro La regina delle fate di Edmund Spencer il corvo assume invece il ruolo di uccello del malaugurio.
Ne La fattoria degli animali di George Orwell
il corvo domestico, di nome Mosè, racconta agli animali della fattoria
prima della loro rivolta dell'esistenza di un mondo chiamato Monte Zuccherocandito,
pieno di prelibatezze, nel quale gli animali non lavorano, destinato ai
più meritevoli tra loro dopo la morte. Egli stesso viene nutrito dai
padroni della fattoria in maniera migliore delle altre bestie. Il
discorso del Vecchio Maggiore che scatena la rivolta degli animali ha
luogo dopo che Mosè si è addormentato. In seguito è l'unico animale che
fugge assieme al padrone umano, il signor Jones. Attraverso questa
rappresentazione allegorica, Orwell ha voluto esprimere la sua critica
alle religioni, che attraverso il clero mantengono in una posizione di
soggezione le classi popolari, raccontando loro fiabe e instillando in
esse il rispetto dell'autorità, prospettando una promessa di beata vita
ultraterrena. Evidente è anche la somiglianza tra il corvo e l'immagine
caricaturale che si ha di un religioso, quantomeno in ambito cristiano.
Nel fumetto Il Corvo, così come nell'omonima serie di film,
questo animale fa ancora una volta da tramite fra il mondo dei vivi e
quello dei morti, accompagnando il giovane Eric nel suo cammino verso la
vendetta.
I sette corvi è una delle fiabe dei fratelli Grimm. In Germania nel 1937, i fratelli Ferdinand e Hermann Diehl girarono un film di animazione tratto dalla fiaba dal titolo Die sieben Raben.
Il corvo è anche il simbolo della squadra di football americano dei Baltimore Ravens, che da esso prende anche il nome (raven in italiano vuol dire "corvo imperiale"), mentre un corvo a tre zampe è effigiato sul simbolo della Federazione calcistica del Giappone. Il wrestler Scott Levy, infine, si è esibito per anni con lo pseudonimo di "Raven".
Il corvo imperiale dà anche il nome a una costellazione meridionale, così denominata da Tolomeo sia in onore del sopracitato mito di Ischi, che in riferimento a un corvo che aveva il compito di dissetare Apollo ma, svolgendo la propria mansione con un certo ritardo, venne scagliato in cielo nei pressi della costellazione della Coppa, per ricordargli in eterno il compito che avrebbe dovuto svolgere.
Il corvo imperiale come animale domestico
Quando gli scambi commerciali non erano così immediati e gli animali
esotici erano assai rari sul mercato e perciò assai costosi, il corvo
imperiale rappresentava per l'uomo ciò che può essere oggi un pappagallo di grosse dimensioni od un merlo indiano:
un uccello assai intelligente, anche se ombroso e poco incline alle
sdolcinatezze, tuttavia apprezzatissimo per la sua capacità di imitare
la voce umana e beniamino anche di più generazioni, grazie alla sua
mirabile longevità.
Attualmente, in Italia
l'abitudine di tenere questi uccelli come animali da compagnia, già di
per sé piuttosto rara a causa dell'inaccessibilità delle zone di
nidificazione e quindi della difficoltà di reperimento dei nidiacei, è
regolamentata dalla legge 157/92, che dichiara gli animali selvatici
patrimonio indisponibile dello Stato e ne vieta pertanto la cattura e la
detenzione a privati in assenza di certificati di nascita in cattività
ed inanellamento.
Se preso da piccolo, il corvo imperiale diventa un animale
estremamente docile (anche se non molto affettuoso), che può essere
educato ed addirittura addestrato alla stregua di un cane. Lo si può nutrire con cibo per cani e vari tagli di carne, sporadicamente anche con animali interi (come ratti e conigli) per stimolarne l'attività mentale: di tanto in tanto possono essere somministrati anche pezzi di frutta e verdura ed uova.
Gli esemplari tenuti sin dalla giovane età possono tranquillamente
essere tenuti liberi in quanto non si allontanano, sebbene qualora presi
troppo piccoli (prima dell'involo, che avviene attorno al secondo mese
di vita) non conoscono ancora i metodi di picchiata e discesa, pertanto
tendono a girovagare senza posa attorno al luogo dove vorrebbero
atterrare, finendo per allontanarsene sempre più e perdersi. Per evitare
ciò, si può pensare di spuntare leggermente le remiganti primarie delle
ali, in modo da rendere più faticoso il volo per l'animale e quindi
impedirgli di allontanarsi troppo: col tempo, tuttavia, tale espediente
si rivela superfluo in quanto il corvo è un animale stanziale. Per un
primo periodo di acclimatamento al nuovo ambiente, oppure per non far
correre all'animale ancora inesperto il pericolo di trascorrere la notte
all'aperto in balia dei predatori, è possibile alloggiare il corvo (od i
corvi) in una voliera, abbastanza grande da permettere all'animale di
spiegare completamente le ali e compiere un breve volo. Le gabbie
utilizzate per i grossi pappagalli,
coi quali questo animale viene costantemente associato a causa della
sua intelligenza vivace, si rivelano però del tutto inappropriate per il
corvo, che richiede uno sviluppo orizzontale della gabbia piuttosto che
verticale, in quanto non si arrampica lungo le sbarre, ma saltella come
i passeri.
In caso di soggiorno in voliera, è opportuno ricoprire il fondo della
stessa con materiale sabbioso o ciottoloso come la comune lettiera per
gatti, la quale, oltre a rappresentare uno svago per l'animale e una
fonte di ciottoli da tenere nel ventriglio
per meglio triturare il cibo, ha anche la funzione di assorbire e
rendere facilmente removibili le deiezioni del corvo imperiale, che
hanno un odore piuttosto sgradevole in virtù della dieta di questo
animale.
Qualora tenuto per lunghi periodi in una gabbia inadeguata per le sue
esigenze di movimento ed in assenza di stimoli, il corvo imperiale cade
ben presto in depressione.
I primi sintomi di questo male sono la perdita della lucentezza del
piumaggio e l'apatia: in seguito, l'animale comincia a strapparsi le
piume della groppa e a rifiutare il cibo, fino a morire d'inedia.
Un tempo, i corvi venivano cacciati od allevati appositamente per prenderne le rachidi delle penne, dalle quali si ricavavano ottime tangenti per clavicordo: essi hanno inoltre trovato impiego, sebbene assai raramente, nella falconeria.
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